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Nel 1342, Nicolò di Bruna, nipote del nostro vescovo, qual suo procuratore, investì, a titolo di locazione perpetua, Antonio, Francesco ed Eleazaro, figli di ser Videsti di Riva, del diritto di raccogliere i frutti decimali di alcune possessioni descritte nell’istromento, sotto condizione d’un annuo canone di due quartieri e mezzo di vino graspato alla misura di Riva1. Nel medesimo anno, Marco chierico di Mori, nunzio vescovile, fece pubblicare nella valle Lagarina la lettera diretta dal nostro vescovo a Belitta, vedova di Aldrigettino di Castelbarco; colla quale il vescovo esprimeva il dispiacere di avere inteso certi trattati di alienazione dei castelli appartenenti ai di lei figli per l’utile e alla Chiesa di Trento per diretto dominio; e perciò ne faceva formale divieto così ad essa come ai suoi capitani e luogotenenti; comandando ad ognuno di questi di custodire e governare i suddetti castelli, feudo della Chiesa, a pro’ dei di lei figli e ad onore del Vescovato, sotto pena della privazione di essi corpi feudali in di lei pregiudizio e dei figliuoli medesimi2.
Nel mese di febbrajo del 1343 furono celebrate nella città di Trento le infauste nozze di Lodovico marchese di Brandenburgo, figlio dell’imperatore Lodovico il bavaro, con Margherita Maultasse, contessa del Tirolo, unica erede di Enrico, duca di Carintia e conte di Gorizia e del Tirolo, dopo il ripudio da essa dato a Gio-