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Trento, la Casa di Dio ο dei Battuti laici, che presentemente serve d’ospitale ai poveri che in quella si ricettano, e agli infermi bisognosi che in essa vengono assistiti con tutta carità1.
Nel febbrajo del medesimo anno, morto essendo Aldrighetto di Castelbarco, che nel 1338 (come fu narrato) aveva rinunciato tutta la giurisdizione della valle Lagarina nelle mani del vescovo Nicolò, il di lui figlio Federico fece lo stesso colla porzione che gli spettava, così nel civile come nel criminale. Essa porzione constava delle pievi di Gardumo, di Mori, d’Aldeno e Garniga; delle castellanie di Gresta, di Nomesino e di Albano2. Li 5 marzo dell’anno medesimo Guglielmo di Rizzardo di Selva cede al vescovo la sua parte del castello di Selva, per molti beneficii da lui ricevuti3. Nello stesso anno 1340, il vescovo Nicolò comperava da Azzone e da Guglielmo fratelli del defunto Aldrighetto di Castelbarco, il castello di Penede pel prezzo di dodicimila lire veronesi, da versarsi in rate ο a tempo prefisso; a condizione però, che, fino al totale pagamento, essa rocca dovesse restare in potere di Enghelmaro di Villanders e di Corrado di Schennano. Gli vendettero inoltre i detti signori tutte le rendite, dazii e decime che possedevano nella pieve di Nago, in cui è posto il suddetto castello; previa una stima da farsi in guisa, che dieci lire di rendita fossero valutate cento