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Enrico confermò Guglielmo di Castelbarco nel possesso dei beni a lui infeudati dal vescovo Bartolomeo; ed investì Bertoldo e Albertino di Terlago di tutti i feudi antichi e diretti, che i loro predecessori ottennero dalla Chiesa di Trento1.

Nel 1316, in giorno di domenica, il decano e i canonici della Cattedrale di Trento pubblicarono in essa una lettera gravatoria di frate Pasqualicio, priore di S. Maria di Avanzo, contro Sicherio di Malosco, Morando e Roberto di Vasso, e durante la messa solenne li dichiararono scomunicati. Altra scomunica fu lanciata nello stesso modo li 24 agosto del medesimo anno dai canonici di Trento contro i suddetti e Federico di Clesio2. E ai 28 dello stesso mese ed anno, il vescovo Enrico commetteva a Gualengo suo vicario di assolvere dalla scomunica, in cui era incorso, Parisio di Madruzzo, vicino alla porta della chiesa cattedrale. Li 16 novembre 1316, nel coro del duomo di Trento, dinanzi al vescovo ed ai canonici si presentò un sacerdote, beneficiato della chiesa di S. Floriano presso Salorno, per protestare contro l’intenzione del vescovo nostro di unire e sottomettere la detta chiesa di Salorno al monastero di S. Michele, asserendo che gliene verrebbe grandissimo detrimento, e allegando il conferimento che di essa gli fece il cardinale Napoleone, legato apostolico nella Marca Trivigiana e nel Patriarcato di Aquileja. Ma l’arcidiacono della cattedrale gli

  1. Bonelli, T. II, pag. 650-654.
  2. Hippoliti, Compendium rerum Trid., MSS. (Bibl. Trid.)