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cuperare i possedimenti, fortilizii, castelli ed altro che fosse stato distratto sotto i vescovi suoi predecessori. Dopo la lettura d’ambo i citati documenti, fatta avendo a quest’uopo i detti procuratori la loro istanza a Raimondo dei Buonaccolti, capitano di Mantova, questi annuì tosto ai comandi imperiali e a quelli del vescovo Enrico, suo signore (perchè riconosceva in feudo dalla Chiesa di Trento il marchesato di Castellaro, di cui era già stato investito il di lui avo Pinamonte), e ordinò a Frate Franceschino, guardiano dei Minoriti, che tosto restituisse loro il ricercato registro con tutte le ragioni della Chiesa di Trento nelle sue mani depositate. Il suddetto guardiano e Fra Giovannino, suo compagno, si dimostrarono pronti a consegnare ogni cosa. Il Buonaccolti, volendo usare di sua generosità, rilasciò in tale occasione alla Chiesa di Trento tutta la somma di danaro, che il vescovo Filippo aveva da esso ricevuto ad imprestito colla licenza del papa1. Il nostro prelato si ritrova poi sottoscritto a un diploma di Enrico VII, dato nel medesimo anno, con cui si concede a Teodoro l’investitura del marchesato di Monferrato, e di lui si fa menzione in molti altri privilegi cesarei2.
Nel seguente anno 1311, il vescovo Enrico accompagnò in Italia l’Imperatore e seco fermossi fino al di lui ritorno. Ivi fu presente come testimonio, a
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 200. Benv. di S. Giorgio: Chronicon Montisferrati, pag. 106.
- ↑ Gentilotti, in notis ad Italiam Sacram.