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Successe al vescovo Quirini, nel 1310, Enrico abbate di Villars, dell’Ordine Cisterziense, nella diocesi di Metis (d’onde fu poi chiamato de Metis) e cancelliere dell’imperatore Enrico VII. Fu confermato nello stess’anno da papa Clemente V, dopo essersi obbligato di sodisfare al sacro Collegio dei Cardinali il consueto sussidio. Come abbate, leggesi annoverato fra i testimonii in una caria di permuta seguita, in rapporto di alcuni borghi, tra Enrico VII re dei Romani e Giovanni vescovo di Argentina. Egli fu dotato di grande ingegno e di prudenza; continuò il dittico Udalriciano, con avervi riferiti i vescovi successori di Federico di Wanga fino a’ suoi giorni. Di lui esistono molte lettere a Giovanni vescovo di Argentina, e di Giovanni ad esso1. Nel divisato anno 1310, alla presenza di Jacopo vescovo di Mantova, furono lette certe lettere dell’imperatore Enrico VII, colle quali commetteva al suo capitano di Mantova di procurare la restituzione del registro della Chiesa di Trento, detto il Libro di S. Vigilio, trattenuto dai padri Minoriti di quella città. In tale congiuntura fu pure prodotto un mandato del nostro vescovo Enrico, con cui spedisce alla sua Chiesa di Trento Nicolò tesoriere di Eichstät, notaro della Corte Cesarea, e un Fra Corrado, con ampia autorità di ricevere in suo nome dai cittadini di Trento, di Bolgiano e di Riva, e da tutti i ministeriali, vassalli e sudditi del Principato il giuramento di fedeltà; come non meno di ri-

  1. Si conservano, a detta del Gentilotti, in un codice membranaceo della Biblioteca imperiale di Vienna.