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Vacio di Termeno, di certa investitura a lui fatta in nome del vescovo Filippo, d’una pezza di terra giacente nella Regola di Termeno, coll’annuo obbligo di mezzo carro di vino bianco1; del maggio del medesimo anno, un investitura data dal nostro vescovo a Concio di Termeno, a titolo di feudo, di tre case poste in Bolgiano, coll’incarico di un’annua contribuzione di lire tredici a favore della Camera vescovile2; del mese di giugno, una locazione perpetua accordata dal vescovo ad Ancio di Termeno3. A questo stess’anno appartengono la investitura feudale di molti beni, signorie e giurisdizioni comperate da varii dinasti vicini, specialmente sotto il vescovo Filippo, che il nostro vescovo Bartolomeo concesse a Guglielmo di Castelbarco, coll’estensione ai nipoti, pronipoti e collaterali, che fossero da lui chiamati all’eredità4; la confermazione dello Statuto della città e principato di Trento. È rimarchevole che fosse fatto compilare da un vescovo italiano in lingua tedesca questo Statuto, che fu il primo che avesse il Municipio di Trento, il quale si reggeva per l’addietro secondo le leggi comuni5.

Il vescovo e principe di Trento, Bartolomeo Qui-

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 149.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 144.
  3. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 204.
  4. Miscell. Alberti, Τ. II, fol. 95. T. VII, fol. 27-28.
  5. L’erroneità di cotesta asserzione del cronista Alberti vien dimostrata abbastanza dal Cresseri nelle Ricerche storiche intorno all’origine ed ai diritti del Magistrato di Trento, da noi per la prima volta pubblicate, e dalla nostra Introduzione agli Statuti di Trento. (Biblioteca Trentina, Dispensa III-VI.)