mone, la investitura del dazio ossia muta del ponte sul fiume Adige, concessagli nel 1255 dal vescovo Egnone per sostenere la guerra contro il tiranno Ezzelino1. Così pure nel mese seguente fu rinnovata la investitura a Federico di Nicolò di Nano, a nome proprio, di Guglielmo suo fratello e dei nepoti Oloradino e Riprando, di tutti i loro feudi antichi2. Nell’aprile dello stesso anno, Enrico di Legnano, arciprete di Calavino, come procuratore sostituito da Andrea Quirini, procuratore e fratello del vescovo Bartolomeo, locò, a nome e favore di esso vescovo, ad Armanno di Padergnone il lago di Magnano, ora chiamato di S. Massenza, col diritto esclusivo di pescagione, per l’affitto annuo di quaranta lire picciole veronesi3. Dell’aprile dello stesso anno è la conferma degli statuti della città di Riva, molto favorevoli al benessere di quegli abitanti4. Ai 27 del medesimo mese, Briano di Martino di Pergine manifestò al vescovo il feudo del castello e della pieve di Pergine5. Trovansi pure di quest’anno un atto di ricognizione d’un feudo di certe decime nella villa di Mezzana, in Valle di Sole, e di un dosso sovr’essa, che fece al vescovo Bartolomeo un Federico Fiatella di Castel Clesio6; e un altro atto di conferma, che il vescovo spediva a Guglielmo
- ↑ Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 25.
- ↑ Miscell. Alberti, T. VII, fol. 203.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 157.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 160.
- ↑ Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 87.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 167.