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Altro fondamento di affermare che il vescovo Bartolomeo avesse nella festa di Natale del suddetto anno preso solenne possesso del Vescovato, ci somministra la deposizione giurata di un testimonio esaminato in certa causa di collette, vertente tra il vescovo suo successore e la Comunità della Valle di Ledro1.
Nel mese di febbrajo 1307, il vescovo nostro ammise Ottone ed Enrico, conti del Tirolo, alla rinnovazione della investitura feudale dell’avvocazia, e di tutti i feudi vecchi e nuovi posseduti da Mainardo II, lor genitore, e dai loro antenati; estesa anche ai posteri e discendenti maschi e femmine, in quanto però tale estensione fosse consentita dai trattati anteriori; e che la nuova investitura comprendesse soltanto i feudi legittimamente a lor derivati dalla giuridica providenza dei loro antenati2. La funzione fu pomposa, essendosi tenuta pubblica adunanza sopra le scale esteriori del palazzo vescovile, alla presenza dei più ragguardevoli personaggi, e coll’assistenza e consiglio dei canonici. Comparsi i duchi personalmente, furono dal vescovo con sette bandiere di drappo rosso investiti; dopo avere esatto il giuramento di fedeltà sugli Evangelii, e ottenuta la promessa di difendere esso vescovo e il Vescovato. La funzione fu chiusa col bacio di pace.
Nel medesimo mese ed anno, il vescovo Bartolomeo rinnovò a Martino di Udalrico da Ponte, di Ci-