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coltà di compromettere tutte le questioni ad arbitri; due dei quali, uno cherico e l’altro laico, sian nominati da esso, e due dai duchi, dando di comune consenso un soprarbitro in caso di discrepanza; che i duchi e i loro fedeli siano investiti dei feudi loro appartenenti; che il vescovo confermi tutte le sentenze da essi portate o dai loro ministri; che ognuno di questi patti venga dalla Sede Apostolica confermato; e finalmente che, eseguite le cose premesse, essi duchi siano tenuti di restituire le città, terre e giurisdizioni spettanti alla Chiesa di Trento1. Quest’ultima condizione fu eseguita nel medesimo anno 1305, dopochè il vescovo ebbe ottenuto dalla Santa Sede, che i duchi e conti suddetti venissero prosciolti dalla scomunica.

La giurisdizione di Pergine, forse considerata come capo illiquido, rimase nel primiero potere dei duchi.

Mentre si andavano appianando le cose, nel detto anno 1305 moriva il duca Lodovico, ultimogenito di Mainardo. Fra i duchi e conti del Tirolo superstiti, Ottone ed Enrico, ed il nostro vescovo, passò d’ora innanzi buona intelligenza. Quanto al possesso temporale di Trento, noi possiamo asseverare ch’esso fu preso dal nostro vescovo li 24 dicembre 1306; ciò deducendosi da certe espressioni che leggiamo in un documento di tale data. Questo porta in sostanza: che, preparatasi lauta mensa, mentre il vescovo era in procinto di sedervi col decano e molti canonici della sua cattedrale, cogli abbati di S. Lorenzo, di S. Michele

  1. Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 191.