Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/219


— 202 —

dall’una all’altra, durante la guerra, rilasciati i prigionieri, permesso ai fuggitivi il ritorno, restituito il liquido, l’illiquido compromesso in arbitri, e il vescovo di Trento obbligato a investire gli anzidetti duchi dei feudi paterni; al quale, se a ciò non volesse acquietarsi, i Comuni di Mantova e di Verona non dovessero più prestare alcuno ajuto. La pace poi, nella sua piena sostanza, fu pubblicata nel gennajo del 1302, per ordine di Sigifredo vescovo di Coira, comune mediatore, alla presenza degli inviati delle parti contraenti. Noi ne riporteremo solamente gli articoli che concernono il Principato di Trento1.

1.° Primieramente fu stabilito, che il vescovo nostro (qui nominato Giovanni Filippo) userà tutte le diligenze per ottenere dalla Santa Sede ai duchi suddetti e a loro seguaci l’assoluzione dalle sentenze portate contro di essi, a loro spese; come non meno che si levi l’interdetto e vengano prosciolti dalle censure ecclesiastiche.

2.° Che il castello del Buon Consiglio e la casa Wanga, che è la torre di tal nome, restino in mano di Sigifredo vescovo di Coira, come persona di comune confidenza; la città poi di Trento venga retta nel temporale dal capitano dei duchi; e il vescovo vi possa avere il suo vicario generale pel governo spirituale di essa e di tutta la diocesi.

3.° Che i duchi e i loro seguaci siano tenuti a restituire al vescovo Filippo tutte le possessioni, i di-

  1. Miscellanea Alberti, T. VI, fol. 17.