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muni di Verona e di Mantova. Fu guerreggiato acremente dall’una parte e dall’altra con varia fortuna fino al 1302.
Abbiamo dell’anno 1300 due registri vescovili; l’uno dei masi o poderi liberi spettanti al Vescovato, lungo l’Adige; che erano quarantuno in Ritten, sei in Bolgiano e dieci in Eppan, colla specifica degli affitti che la Camera annualmente ne ricavava; l’altro, di ciò che le curie di Trento, di Ala, di Arco, di Ledro, di Magnano, di Cles, di Volsana, di Malè, di S. Tommaso e di Bolgiano erano tenute di contribuire al Vescovo annualmente. In questo registro sono pure indicati gli obblighi dei gastaldi vescovili. Essi erano tenuti di dare al vescovo ogni anno cento braccia di tela; e di fornirgli, quando andasse in spedizione dell’Imperatore, un somaro con tutti i suoi bardamenti, con due bolgie, due moggia di farina di frumento, un sacco, un’accetta (manarotto) una saccoccia e cento ferri da cavallo1. In detto anno Corrado di Merano e Stefano dalla Roggia notaro, come caniparii e collettori delle rendite del Vescovato pel duca Ottone, investirono a titolo di locazione perpetua, Giovanni di Canezza, d’una pezza di terra nelle pertinenze di Arzanaga, nel luogo detto al Brocco2. In questo stesso anno, il duca Alberto, conte del Tirolo, figlio dell’Imperatore Rodolfo, mentre ancora era viva la guerra fra il vescovo Filippo ed i suoi cugini, spediva al Capitolo e ai Canonici di