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o vicariato di Trento fu sostituito a Giovanni di Cavedine un Bertoldo dei Guidotti bergamasco. Ciò si deduce da certa istanza del più volte accennato Graziadeo di Castel Campo fatta al vicario Bertoldo; nella quale, asserendo di non avere in cosa alcuna offeso il Conte del Tirolo e il Comune di Trento, aggiunge di non saper capire come il castello di Toblino, di sua ragione, venisse da loro guasto in maniera che si atterrasse; e dichiara esser pronto di stare a sentenza, ma intanto richiedeva un precetto da esso vicario, con cui s’inibisse a chiunque, sotto certe pene, la demolizione di esso castello. N’ebbe in risposta, che egli non voleva ingerirsi in tale materia, e che si portasse a raccontare le sue querele al capitano che pel Conte del Tirolo risiedeva in Trento1.

Il papa Onorio IV in questo medesimo anno confermò con sua bolla uno statuto capitolare concernente la elezione dei canonici di Trento; del quale per altro non ci è rimasto vestigio2. Nell’aprile di quest’anno, il Conte del Tirolo accennava ipocritamente di voler pace o almeno tregua col vescovo nostro; e però, col mezzo di procuratore offeriva la restituzione dei castelli e degli altri diritti usurpati alla Chiesa. Delusi dalle ingannevoli promesse il decano e i canonici della cattedrale, e i prelati di S. Lorenzo, di Augia e di S. Michele, prevedendo che il vescovo Enrico, in diffetto delle armi temporali, scagliasse sulla città e sulla diocesi le

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 177.
  2. Miscell. Alberti, T. III, fol. 60.