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Ottenuto cotesto laudo addizionale, il nostro vescovo si restituì a Trento, pieno di speranze, che furono ben presto deluse. Imperocchè trovò le cose del Vescovato in maggiore confusione che mai, per opera del conte Mainardo. Onde rimediare ai presenti e futuri effetti di questa smisurata ambizione del conte, il vescovo nostro, ad imitazione di quanto fu fatto l’anno 1220 sotto la reggenza del vescovo Adelpreto di Ravenstein, col consenso del popolo, conchiuse un trattato col vicino Comune di Padova, che allora si governava a repubblica; trattato che fu messo ad esecuzione nel mese di luglio del seguente anno 1278, in cui consegnò nelle mani di esso la città e il Principato di Trento, affinchè lo garantisse da ogni ostile sorpresa, per riprenderlo poscia ad ogni suo beneplacito1.
Ma alle ragionevoli aspettazioni del provvido nostro prelato non corrispose il Comune di Padova; il quale, appena ottenuto in custodia il territorio trentino, vi spedì in qualità di pretore o podestà Marsilio Partenopeo, appoggiandolo di considerevole stuolo di soldati a piedi e a cavallo. Questi cominciò ad esercitare l’ufficio suo con asprezza, non dubitando, ove trovava qualche renitenza, di usare la forza, e giungendo fino all’eccesso di dare il sacco ed il fuoco ad alcuni villaggi. Il Comune di Trento infastidito di tale procedere, e commosso ai giusti lamenti del popolo, licenziò ben
- ↑ Chronicon Patavinum, ad annum 1278. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 99.