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pubblicazione di molti canoni di dottrina e di disciplina adattati a quei tempi, col consenso dei congregati, concesse un’indulgenza di 40 giorni a coloro che avessero sovvenuto con elemosine i frati e le suore dell’ospitale di Campiglio, del quale fu parlato all’anno 1222; e li 9 del detto mese confermò inoltre tutti i diritti e privilegi loro accordati dai vescovi predecessori, ricevendo quei frati e quelle monache coi loro beni sotto la sua tutela1. Nel medesimo giorno, usando dell’autorità conferitagli dal pontefice, confermò tutti gli indulti e i privilegi già ottenuti dai confratelli e dalle sorelle dell’ospitale di Romeno, ricevendoli sotto la particolare sua protezione, e mettendo al bando e scomunicando tutti quelli che loro osassero fare ingiuria. E siccome essi, accogliendo infermi peregrini e pascendo poveri, erano ridotti alle maggiori strettezze, onde accendere la carità dei fedeli a soccorrerli largamente, concesse a loro che li ajutavano l’indulgenza di 40 giorni pei peccati criminali e della quarta parte dei veniali2.

Nel medesimo mese ed anno, onde adempiere sovrabbondantemente le parti sue, a seconda della sentenza imperiale, il vescovo Enrico spedì procura ad Erardo di Zwingenstein capitano di Trento, acciò indagasse quali fossero gli officiali e ministeriali, ai quali il conte Mainardo avesse data commissione di seco permutare il castello di Sporo, relativamente all’articolo

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 216.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 188.