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della Baviera, il diritto di eleggere il Re dei Romani1; col secondo attesta solennemente che Enrico duca di Baviera aveva esercitato tale diritto col voto da lui dato nella elezione dello stesso Rodolfo2. Partitosi da Augusta l’Imperatore, il nostro vescovo Enrico seguì la Corte cesarea a Losanna; dove rogò egli stesso, qual protonotario imperiale, un diploma che riguarda la formola del giuramento prestato da Rodolfo I al pontefice Gregorio X; e ad un altro diploma appose la sua firma, qual testimonio3.
Verso il fine dell’anno medesimo, il vescovo Enrico arrivò in Trento, ove stimò necessario di esigere dai cittadini il giuramento di fedeltà. Comparso difatti al suono della campana maggiore nella cattedrale di S. Vigilio il popolo di Trento, i Sindaci del Comune Gonselmo e Gerardo Capelletti, a nome di esso, avanti un crocefisso d’oro e sui sacri evangelii giurarono di promuovere, conservare e difendere la persona, la dignità e i diritti del vescovo Enrico ivi presente, e di prestargli continua ubbidienza, come a signore temporale e spirituale, sotto la pena statutaria della decapitazione e confiscazione di tutti i beni4.
Avuto riguardo ai segnatati servigi prestati nella passata guerra al vescovo Enrico dai fratelli Erardo,