sotto certi patti e prescrizioni, locava la sua zecca e miniere d’argento a Belliotto de Rubafadis di Fiorenza1. Nel maggio del medesimo anno, Egnone investiva il conte Mainardo II (che nell’istrumento chiama diletto suo consanguineo) a titolo di vero e perpetuo feudo, di certa decima della pieve di Less, diocesi di Coira, con tutte le sue pertinenze, senza alcuna corrispondenza di prezzo2. Nello stesso mese, Ulrico, Enrico, Ezzelino e Guglielmo di Egna cedono in favore del vescovo di Trento i loro diritti sulla decania o scarìa di Romeno3. Alla fine di ottobre dello stess’anno, il nostro vescovo, quasichè il diletto suo consanguineo gli avesse realmente prestati insigni servigi, fu costretto di confessargli grato, e d’investir lui ed i suoi eredi perpetuamente a retto e legale feudo della giudicatura vescovile in Bolgiano, la quale prima era esercitata dal Conte del Tirolo a titolo di pegno4. Nel novembre del 1272, Gotesalco de Haselberg vendette al Conte Mainardo per 560 lire, e poi rinunciò nelle mani del vescovo Egnone tre parti di tutta la decima del vino e del grano che riconosceva in feudo dalla Chiesa di Trento in Termeno e sue attinenze, supplicandolo di passarne la investitura al Conte suddetto; il che fu eseguito nelle persone di Albertone e Cristiano di Vlanino, riceventi a nome di Mainardo
- ↑ Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 20. Bonelli, Notiz. istor. Τ. II, pag. 600.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 185.
- ↑ Codice Wanghiano, pag. 401.
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 146.