Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 153 — |
Nel 1272 fu involato ad Egnone, con altre cose, il sigillo suo vescovile. Quindi, sul dubbio che potesse essere usato fraudolentemente a danno suo, della sua Chiesa, e di particolari persone, stimò opportuno di dichiarar nullo ogni atto che fosse per l’avvenire segnato con quello1.
In detto anno 1272, il nostro vescovo fu obbligato di spedire a Bertoldo Cretlo di Greifenstein, nuncio e procuratore di Mainardo II, l’investitura feudale di quattro masi esistenti nella pieve di Bolgiano, cioè di tre giacenti a S. Giustina, già oppignorati nelle strettezze della Chiesa ad Alberto Firmiano e ad Ottone di Mezzotedesco per lire ottocento veronesi, e del quarto, situato nella villa stessa di Bolgiano, posseduto pure a titolo di pegno per lire settecento. La investitura fu estesa in nome del Conte e de’ suoi eredi; per cui Bertoldo giurò fedeltà al nostro vescovo in animam principalis, e gli sborsò lire trecento veronesi, prezzo tenuissimo per un’alienazione di tanto rilievo2. Dovette inoltre il povero vescovo investire a titolo di feudo lo stesso Bertoldo, procuratorio nomine Comitis Mainhardi, della metà di tutti i masi con case e ragioni a quelli spettanti, e annessi per l’addietro al castello di Greifenstein, verso un annuo affitto da corrispondersi alla Mensa vescovile; avendo Egnone, oltre il giuramento di vassallaggio, esatte soltanto duecento lire3. Nell’aprile dello stess’anno, il vescovo Egnone,