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Nel 1272 fu involato ad Egnone, con altre cose, il sigillo suo vescovile. Quindi, sul dubbio che potesse essere usato fraudolentemente a danno suo, della sua Chiesa, e di particolari persone, stimò opportuno di dichiarar nullo ogni atto che fosse per l’avvenire segnato con quello1.

In detto anno 1272, il nostro vescovo fu obbligato di spedire a Bertoldo Cretlo di Greifenstein, nuncio e procuratore di Mainardo II, l’investitura feudale di quattro masi esistenti nella pieve di Bolgiano, cioè di tre giacenti a S. Giustina, già oppignorati nelle strettezze della Chiesa ad Alberto Firmiano e ad Ottone di Mezzotedesco per lire ottocento veronesi, e del quarto, situato nella villa stessa di Bolgiano, posseduto pure a titolo di pegno per lire settecento. La investitura fu estesa in nome del Conte e de’ suoi eredi; per cui Bertoldo giurò fedeltà al nostro vescovo in animam principalis, e gli sborsò lire trecento veronesi, prezzo tenuissimo per un’alienazione di tanto rilievo2. Dovette inoltre il povero vescovo investire a titolo di feudo lo stesso Bertoldo, procuratorio nomine Comitis Mainhardi, della metà di tutti i masi con case e ragioni a quelli spettanti, e annessi per l’addietro al castello di Greifenstein, verso un annuo affitto da corrispondersi alla Mensa vescovile; avendo Egnone, oltre il giuramento di vassallaggio, esatte soltanto duecento lire3. Nell’aprile dello stess’anno, il vescovo Egnone,

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 154.
  2. Miscell. Alberti, Τ. II, fol. 107.
  3. Miscell. Alberti, ivi, fol. 106.