L’anno seguente ottennero ancora l’assenso dei cittadini, mossi specialmente dalle raccomandazioni del Conte Mainardo. Anzi troviamo due documenti che portano la donazione di certe case per la costruzione sì della chiesa che del chiostro; l’una è del giudice Giovanni da Cavedine, che assegnò una casetta per la fabbrica della chiesa a frate Antonio da Padova, priore; l’altra di due case, assegnate per l’edificazione del monastero da Ghisloldo e Pietro Sejano cittadini di Trento1. Si legge del detto anno 1271, che Nicolò di Montevino di Caldaro, qual procuratore delle signore Ermengarda ed Elisabetta, figlie di Guntero di Bolgiano, giurò fedeltà al vescovo nostro, in nome di esse, siccome femine gentili della Casa di Dio e di S. Vigilio2. Li 2 di marzo di quest’anno fu lasciato un pingue retaggio al Vescovato di Trento da Turpino di Braganze, canonico di Vicenza, mosso a ciò fare, perchè Anselmo suo padre, dalle usure di grosse somme da lui prestate ai vescovi di Trento, avea ricavato grandi vantaggi. In rimedio dunque dell’anima sua e di quella di suo padre, investì Azzolino di Braganze, suo nipote, ricevente e stipulante in nome del vescovo di Trento, d’un suo podere nelle Braganze e in Calveni, tanto sul monte quanto nel piano, e della sua porzione del castello e dongione di Braganze, assieme ai vassalli e masnade e loro peculii e altri beni nell’istrumento no-
- ↑ Ughelli, Italia Sacra, Τ. V. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 218-219. Bonelli, Notiz. istor. crit. Τ. II, pag. 601.
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 144.