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perpetuamente gli uomini della Cappella di Termeno e di Magrè, dalla colletta loro imposta di fresco da sè e dai Conti del Tirolo Mainardo ed Alberto1. Nell’ottobre dello stesso anno, il travagliato nostro vescovo dovette soffrire una luttuosa rivolta dei Castrobarcensi. Assalito nella città di sua residenza, questa fu occupata da essi per intelligenza con alcuni cittadini sleali, ed egli si vide costretto a ritirarsi sul monte di Pinè. Mosso dalle violenze, rapine ed altre ostilità da loro usate, li 13 ottobre, sotto il portico di S. Maria di Pinè, fulminava contro i Castelbarco e i cittadini loro alleati la sentenza di scomunica con l’interdetto sopra la città di Trento e tutta la diocesi; e li 25 dello stesso mese ne trasmise copia al proposito di S. Michele e ai parochi di Fiemme, di Cembra e di Giovo, affinchè fosse resa pubblica e manifesta a ciascuno2. Nell’anno medesimo spedì un diploma d’indulgenza al monastero di Weingarten, feudatario della Chiesa di Trento3.

Nel 1271, i Padri Eremitani di S. Agostino, stanziati per mezzo secolo circa in Barbaniga, si trasferirono nella città di Trento, ove attualmente dimorano in ampio chiostro, colla chiesa dedicata all’evangelista S. Marco. Ciò avvenne per licenza del vescovo, il quale, a loro istanza, accordò pure certe indulgenze a coloro che avessero contribuito alla fabbrica del convento.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 147.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 187, 218.
  3. Miscell. Alberti, T. VII, fol. 39.