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dalla Chiesa di Trento)1. Nel maggio del 1269, il vescovo Egnone affittò per un anno la sua zecca a Belliotto dei Drobossati fiorentino, coll’utile all’erario vescovile di lire trecento2. Nel novembre dello stess’anno, il vescovo nostro, costretto dalle angustie del Principato, alla presenza di Mainardo, conte del Tirolo, e di molti altri testimonii, obbligò, a titolo di pegno, per 1150 lire veronesi a Gralanto di Salorno la gastaldia di Fiemme, col patto della ricuperazione3.
Nel 1270, i deputati di Cavalese, di Carano, di Trodena, di Castello e di Tesedo, nella valle di Fiemme, raccolti a consiglio, per diritto di consuetudine, proposero uno statuto, che fu accettato e sancito dal popolo4. Alla fine di marzo dello stess’anno, a titolo di locazione perpetua, spedì il vescovo l’investitura d’un maso con casa, nelle pertinenze di Termeno, vicino alla chiesa di S. Jacopo sotto il castello, a Pietro nipote di Nicolò di Termeno, coll’obbligo di retribuirgli annualmente due orne di vino5. Ed un’altra, d’una pezza di terra in quelle pertinenze, giacente ai Ronchi, ne spediva ad Odorico Losco, pur di Termeno6. In quest’anno, col consenso del suo Capitolo, dei ministeriali e dei cittadini di Trento, in rimedio dell’anima sua e dei vescovi suoi successori, Egnone disobbligò