approvazione del Consiglio della città, assolse tutti i nochieri di Trento, coi loro associati, da ogni aggravio e gabella, a condizione che apprestino, secondo il consueto, le barche necessarie al servizio del Conte e del Comune di Trento, salvo che non siano tenuti di partire colle barche cariche di vino senza il conveniente pagamento. Ecco un nuovo alto pregiudicevole all’autorità vescovile1. Col consiglio dei cittadini di Trento fu in quest’anno compilato il registro od urbario dei diritti e delle rendite del Vescovato, da Giovanni Tenosio e da Ferrandello massari del Comune di Trento per Mainardo II conte del Tirolo2. Sull’entrar di settembre di quest’anno, il vescovo Egnone ottenne da Odorico Panciera d’Arco la legale promessa di restituire alla Chiesa il feudo accordatogli, consistente in una braida (vasto podere) a S. Adelpreto nelle pertinenze di Arco, e nella decima dell’olio e della biada dentro la pieve di Riva, allorchè esso vescovo gli abbia sborsate duecento lire veronesi3. Nel medesimo anno 1266, dovette Egnone prendere a prestito da Manfredino Gandi 435 lire veronesi per difesa del Vescovato e per soddisfare il convenuto salario al suo capitano Ugo di Valturnis detto del Sasso; la qual somma egli assicurò, a modo di pegno, sopra il vecchio e nuovo dazio di Trento4. In questo stesso anno, Madonna Cubi-
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol 158.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 224.
- ↑ Bonelli, Notiz. istor. crit. Τ. II, pag. 595.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 160.