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cipali, e sottoposti alla conferma del vescovo1. Nel detto anno, gli uomini di Villamontagna prestarono sugli evangelii e nelle mani di Gozalco, decano della Cattedrale, il giuramento di fedeltà al Capitolo di Trento, siccome a loro signore e dinasta2.
Nel 1265, i popoli di Stenico, di Campo e di Banale si ribellarono al loro signore. Contro di essi, che tenevano in grave allarme il Principato e specialmente la popolazione del Bleggio, fedele alla Chiesa, spedì il vescovo nostro il conte Federico di Arco, che riuscì a ricondurli a ubbidienza. Ad esso, in ricompensa di sue fatiche, concesse Egnone feudalmente il castello di Ristoro, situato nelle Giudicarle superiori, assieme alle decime a quello spettanti; incaricandolo d’invigilare alla sicurezza di quella pieve3. Sul principio di dicembre di quest’anno, il vescovo Egnone, donò ad Agnese, moglie di Beraldo di Wanga, una figlia di Enrico Chircherio, di nome Vena, col patto che la maritasse in modo onorevole alla donataria, e che adottasse il primo figliuolo che fosse per dare alla luce, e fra gli altri che nascessero in seguito, ne possa scegliere uno, il quale si ascriva al Vescovato, ovvero appartenga alla Casa di Dio e di S. Vigilio4.
Nel 1266, Nicolò della Contessa, capitano del Comune di Trento pel conte del Tirolo Mainardo II, con