si contavano Aldrighetto di Castelbarco e Albertino di Castelnuovo, spalleggiati da alcune potenti famiglie nominate nell’istrumento. Tutti costoro furono dal suddetto Legato prosciolti dalla scomunica in cui erano incorsi1. Nell’aprile di quest’anno medesimo, Enrico di Greifenstein promise solennemente ad Egnone di restituirgli il feudo conferitogli degli uomini del monte di Ritten, qualora il vescovo avesse a lui od a’ eredi sborsate lire 500; dal che si deduce che fosse feudo pignoratizio, fra i molti che Egnone fu obbligato concedere2. Nel maggio di quest’anno 1263, volendo Egnone adempiere la promessa fatta a Cristiano di Pomarolo, d’investire Sinibaldo di Castelcorno di tutti quei feudi che riconosceva dalla Chiesa nel luogo detto Torri di S. Vincenzo nella valle Lagarina Jacopino di Lizzana, in caso che questi fosse mancato senza eredi, siccome avvenne, ne spedì la investitura ad esso Sinibaldo; dal che si deduce che quei feudi non furon compresi nella donazione da lui fatta nel gennajo di quest’anno all’altare di S. Vigilio3. Nel maggio pur di quest’anno, a riguardo di Enrico Soga di Arco, il nostro vescovo dichiarò uomo gentile un Bonaccursio di Riva, figlio di Viscardino, concedendogli tutte le prerogative annesse a quel grado4. Nell’ottobre di quest’anno medesimo, Cristiano di Pomarolo promise
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 171.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 157.
- ↑ Miscell. Alberti, T. VI, fol. 196.
- ↑ Miscell. Alberti, T. VII, fol. 208.