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fu autenticamente rilevata la bolla diretta da papa Innocenzo IV all’Arciprete e Capitolo d’Arco, con cui si conferma la determinazione di dieci canonici, compreso l’Arciprete, fatta dal Vescovo Gerardo; nè si permette che quel numero divenga maggiore, se non nel caso che le rendite fossero cresciute all’eccesso1.

Nel 1263, il vescovo Egnone investì Lodovico duca di Baviera della contea di Hartmansberg, devoluta alla Camera per la morte di Sibitone di Falckenstein, ultimo di quella illustre prosapia2. Nello stesso anno rinnovò e confermò la costituzione di Gerardo II, suo predecessore, riguardante i primi frutti dei beneficii della diocesi, dovuti alla Fabrica di S. Vigilio. Sulla fine di gennajo di quest’anno, incamerò tutti i corpi feudali che riconosceva dalla Chiesa di Trento il defunto Jacopino di Lizzana, cioè castelli, fortezze, ville, poderi ed altri beni stabili, facendone offerta a S. Vigilio, sopra l’altare di S. Biagio nella cappella vescovile, con divieto di alienarli ai vescovi successori, sotto pena di nullità3.

Per mediazione di frate Alberto, legato della Santa Sede, già vescovo di Ratisbona, e dei conti del Tirolo, Mainardo ed Alberto, fu conchiusa in quest’anno la pace fra il vescovo Egnone e il Comune di Trento dall’una, ed alcuni suoi sudditi dall’altra; tra i quali

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 188.
  2. Hund. Baierische Gesch. Ρ. I, pag. 51. Tolner, Hist. Palat., pag. 405.
  3. Codice Wanghiano, pag. 392.