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sere consegnato da custodire a balìa del vescovo Egnone, che lo potesse riavere in qualunque tempo; e questo, fino a ragion conosciuta da esso vescovo, cioè fin quando i signori di Castelbarco avessero potuto dimostrargli che il detto castello spettava loro legittimamente1. In questo medesimo anno, il nostro vescovo fu costretto di rilasciare a Mainardo, che ne fece premura, il castello di Mezzotedesco, devoluto alla Camera per la morte di Adelperio di Mezzo; e così pure il castello di S. Lucia, nella valle di Annone, vicino a Castelfondo2.

Nel 1262 era capitano di Trento, in nome del conte Mainardo II, Asquino di Varino, il quale, calcando l’orme del suo predecessore in tale carica, contendeva di autorità col vescovo stesso. Tanto si manifesta dall’atto di perdono, che il suddetto Asquino diede a Pellegrino di Beseno, a Sinibaldo di Castelcorno e ai loro seguaci, delle offese da essi a lui fatte; la qual remissione fu loro accordata anche dal vescovo, per parte sua3.

In questo stesso anno, essendo gravata di debiti la Camera vescovile e diminuendo di giorno in giorno le entrate a cagione delle guerre e dei grossi feudi ingojati dal conte del Tirolo, il vescovo Egnone fu in necessità d’impegnare la propria zecca ad alcuni privati per lo spazio di venti anni, previe alcune condizioni e lo sborso di 150 lire4. Nel medesimo anno

  1. Codice Wanghiano, pag. 389.
  2. Archivio vescovile.
  3. Codice Wanghiano, pag. 390.
  4. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 155.