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glielmo di Castelbarco, come pure Jacopino di Lizzana e Sinibaldo di Castelcorno consegnassero questo castello nelle mani del sunnominato Adelperio d’Arco, per tutto il tempo che durerà la persecuzione di Ezzelino da Romano; che essi non potranno unirsi con Ezzelino o con altri nemici nella valle Lagarina; e finalmente che siano tenuti di lasciare in potere di Adelperio e de’ suoi fratelli il detto castello, coll’obbligo di mantenervi sei soldati di guardia, due a spese di Jacopino e di Sinibaldo, due a quelle del vescovo, e gli altri due a carico di Bartolomeo di Brentonico1. Nulla però giovò; imperocchè i suddetti signori non eseguirono gli impegni contratti; ma anzi si unirono ben presto a Ezzelino, contro il loro signore legittimo.

E qui da notarsi ciò che asseriscono alcuni cronisti, e specialmente Parisio di Cerreto e il Monaco Padovano, che la città di Trento scuotesse il giogo Ezzeliniano nell’aprile del 1255, ajutata dai signori di Castelbarco; ma che, poco dopo, il tiranno, mandato avendo un poderoso esercito per la Valsugana, devastasse terre e castella, e riprendesse e castigasse severamente la ribellata città. Nel 1256, il papa Alessandro IV diresse a Corrado vescovo di Frisinga una bolla, in cui, a motivo che il detto prelato godeva molti beni nella diocesi di Bressanone, lo esorta a prestare ajuto ad Egnone contro gli attentati di Ezzelino da Romano, ogni volta che ne verrà ricercato, e ad

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 172.