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Arco di un feudo dei loro antecessori, con certi obblighi a favore del Vescovato di Trento1. E nel maggio dell’anno medesimo, Ezzelino da Romano, che doveva avere fin d’allora invaso il Vescovato, fatta amicizia con Sodegerio a’ danni della Chiesa, lo investì in ricompensa, a titolo di vero e gentile feudo, della metà di tutto il monte e dosso del castello di Arco, colle stesse prerogative colle quali lo avea goduto Riprando d’Arco2.

Avendo adunque, come si è accennato nella vita del vescovo Aldrighetto, la Chiesa di Trento sostenute gravi molestie e invasioni non solo da Veronesi e da molti suoi nemici interni ed esterni, ma eziandio da Alberto conte del Tirolo, investito dell’avvocazia e pervenuto al possesso del ducato di Merano, il vescovo Egnone, colla speranza di riconciliarsi il duca suddetto, venne seco a patti pregiudicevolissimi. Nel 1253, dovette concedere ad Alberto tutti i feudi ricaduti alla sua Camera per la morte di Ulrico conte di Ulten, seguita nel 1243, investendone lui e Juta sua moglie e le figlie Adelaide ed Elisabetta; avendo costituito suo procuratore il conte Corrado di Kirchberg, ad effetto di mettere sì il conte che le contesse al possesso dei detti feudi, pei quali giurarono sugli evangeli fedeltà al vescovo, dandogli un bacio in segno di essa3. Venuto a morte nel 1254 il duca Alberto senza prole

  1. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 195.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 192.
  3. Miscell. Alberti, Τ. II, fol. 103.