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timila lire veronesi1. In quest’anno concesse Egnone, a titolo di feudo, colla riserva del jus aperturæ, a Gumpo e Sinibaldo di Castelcorno e ai loro eredi d’ambo i sessi il dosso superiore al castello nel monte d’Asio, chiamato di Sommatorre, ad effetto di edificarvi un nuovo castello, colla regolaneria dei prati intermedii, cioè del monte Tauro di S. Vincenzo2. Nel dicembre di quest’anno, il Capitolo di Trento ottenne da Innocenzo IV l’indulto, di non esser tenuto a provvedere alcuno di prebenda, beneficio o pensione (caso per altro assai frequente in quei tempi) se non allorquando nella concessione apostolica fosse fatta espressa menzione del Capitolo, colla inserzione di parola in parola dell’indulto medesimo3.
Tra i documenti del 1252 abbiamo quello di certa vendila di un vassallatico in Povo, autorizzata da Sodegerio di Tito, qual podestà del Vescovato, a nome di Corrado re dei Romani4. Abbiamo pure, che nello stesso anno fioriva Ulrico della Porta, vescovo intruso da Ezzelino da Romano e dai nemici della nostra Chiesa5.
Nel 1253, Sodegerio di Tito (che di bel nuovo si chiama podestà del Vescovato a nome dell’imperator Federico, dopochè l’anno precedente avea spacciata l’autorità di Corrado re de’ Romani) investì alcuni di