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modo, malgrado i suoi difetti, noi lo stimiamo preferibile di gran lunga al Pincio panegirista, al Mariani parabolano, che ammisero nei loro scritti, che sono a stampa, di molte cose non avverate o superflue, senza discernimento e, talvolta, sottacendo o piegando fatti importanti a seconda della passione.

Le buone qualità che distinguono l’Alberti dalla schiera dei volgari compilatori c’indussero ad ammettere i suoi Annali nella collezione dei documenti inediti o rari, relativi alla storia di Trento. Cotesti Annali, composti da più di un secolo, passarono dalla famiglia dell’autore in varie mani, e nel passaggio smarrironsi tre quaderni. Ne approfittarono pei loro speciali assunti alcuni lodati scrittori di cose patrie; ed ora li possiede la Biblioteca del Municipio Trentino. Ma la qualità principale che raccomanda quest’opera alla nostra attenzione e a quella di tutti i compatrioti desiderosi di procurarsi una sicura nozione delle vicende civili e politiche del Trentino, nel corso di cinquecentovent’anni dopo la erezione del Principato ecclesiastico è la genuinità delle fonti dalle quali fu attinta. L’autore, fornito di retto criterio e di sufficiente dottrina, versato nella paleografia, trascrisse scrupolosamente dagli originali o dagli apografi autenticati per mano di notaio le copiosissime carte, su cui si fonda il racconto; e ad esse rimanda continuamente il lettore, citando a piè di pagina il numero del volume ed il foglio ove trovasi il documento di appoggio, sia nella sua propria raccolta, denominata Miscellanea Alberti (dalla quale toccammo più sopra), sia nelle