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Nel 1247, Goffredo della Porta e Nicolò, figlio di Gonselmo, gastaldioni di Termeno eletti dal podestà Sodegerio, investirono, a titolo di locazione perpetua, Alberto Osteroliem di una pezza di terra a Romenpuhel, coll’obbligo di contribuire annualmente alla Camera vescovile due orne di vino bianco di primo vaso1. E nello stess’anno, avanti il podestà imperiale Sodegerio di Tito, contro i Caldaresi e a favore dei Fiemmazzi fu deciso il diritto di erbatico, ossia di pascolo, nella palude presso Caldaro, nei prati di Sagonara e al Masotto; la qual decisione fu in seguito confermata nel 1257 dal vescovo Egnone2.

In tal guisa procedettero le cose sino all’anno 1248, in cui, morto Ottone, secondo duca di Merano ed ultimo della stirpe di Andecco, si aperse nuova fonte di calamità al Principato di Trento. Imperciocchè Alberto, conte del Tirolo, come marito di Juta, unica figlia ed erede di Ottone, andato al possesso della ducea e vistosi in grado di forze molto superiore ai vescovi suoi clienti, non istette guari che, sotto mendicati pretesti, invase ostilmente i vescovati di Trento e di Bressanone; dopo aver obbligato il vescovo nostro ad alterare l’investitura feudale dell’avvocazia, concessa nel 1240 a lui e agli eredi maschi, con altra clandestina, estesa anco alle femmine, senza alcuna partecipazione del suo Capitolo3. In questi atti di prepotenza durò il conte

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol 150.
  2. Codice Wanghiano, pag. 383.
  3. Ciò consta dalla protesta del 1256, che verrà citata nella vita del vescovo Egnone.