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per ordine del podestà Sodegerio; come pure della miniera di Garniga, coll’affitto stipulato a favore del Vescovo o di Odorico di Beseno e nipoti1. Il suddetto Sodegerio, in quest’anno, diede anche in custodia Castelcorno e Castelvecchio, di sua propria autorità, escludendone il vescovo2.
Nel 1243, Sodegerio, nella sua qualità di podestà imperiale, infeudò Riprando d’Arco, per essere fedele all’Impero ed al Comune di Trento (del vescovo non si fa punto menzione) di tutti i beni mobili e immobili posseduti da Jacopo di Lizzana e da’ suoi figli, allorquando ebbero l’ardire di unirsi ai Bresciani, al conte di S. Bonifacio e agli altri nemici, che mossero guerra ai cittadini di Trento, al Vescovato, e al podestà medesimo3. Questi, sul finir di gennajo dello stess’anno, ricevette da Manfredino di Cles la rifiutazione del feudo ch’esso teneva dalla Chiesa di Trento nei distretti di Riva e di Tenno, a favore di Borzachino di Riva e d’Eleazaro di Mano, i quali solennemente investì per autorità imperiale4. Ai primi di marzo di quest’anno, alla presenza del conte del Tirolo e di molti altri signori, Egenone o Egnone, eletto vescovo di Bressanone, manifestò ch’esso, assieme coi figli di Ulrico conte di Eppan, riconosceva dal Principato di Trento, a titolo di feudo, la giurisdizione di Kunigsperg, colle