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In quest’anno ancora, il vescovo Aldrighetto rivocava e cassava la investitura già concessa a un Pellegrino del Dosso, di certe decime di novali, dal Riosecco a Pietravalara, adducendo di non averla potuta concedere di buon diritto1.
Nel 1242, Aldrighetto confermò la investitura del feudo di Caldonazzo; come non meno donò irrevocabilmente al decano della cattedrale di Trento, Federico di Clesio, e ai canonici, la pieve di Melten, offerendola, in rimedio dell’anima sua, sopra l’altare di S. Vigilio2.
In detto anno, dal sindaco capitolare e da Trentino de Gando, che godeva la picciola porzione di giorni undici del dazio capitolare, furono prodotti avanti il podestà Sodegerio alcuni testimoni, i quali, giuridicamente esaminati, dichiararono ciò che si doveva pagare di dazio o muta alla porta di S. Martino, e a quella del Fersina, oggi detta di S. Croce3. Nel medesimo anno, il nostro vescovo investì Geremia di Castelnuovo, a titolo di feudo, di tre arimanie e mezza in Vigolo Vattaro; e Geremia gli giurò fedeltà baciandolo in volto e ponendo le sue nelle di lui mani, come sogliono e sono tenuti di fare i vassalli nobili4. Di questo medesimo anno è l’investitura del ferro, di un bosco, dell’acqua e di sei piovi di terra esistenti nella pieve di Beseno, spedita a Mercadante e ad altri suoi compagni,