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sa come, perdette colla giurisdizione la cura d’anime, e così pure la pieve di Baselga, che era di sua collazione1.
Nel 1237 si ritrova che nel Principato di Trento risiedeva, in qualità di giudice delegato imperiale, un certo Rolando; imperocchè si leggono avanti di lui comparsi Madernino e Gislimberto di Lizzana, che a lui giurarono di arrestare, e di consegnargli i ladri e i banditi, sotto la pena di lire cento2. Avanti lo stesso giudice imperiale fu pure citato il vescovo nostro (cosa invero strana e che dà a conoscere a quale misero stato fosse allora ridotta l’autorità vescovile tra noi) ad istanza di Nicolò di Stenico, suo vassallo, per questione insorta intorno alla guardia di Castel Stenico e d’altri feudi di Bozone e d’Alberto di Stenico, decaduti alla Camera. Il nostro Aldrighetto interpose la declinatoria del foro, come vescovo e persona ecclesiastica, e dichiarò in iscritto di non volere che da lui fosse decisa la controversia; ma anzi richiedeva la restituzione in intero a favore del suo Vescovato, per difesa del quale nominò suo procuratore un Giordano giudice. Ciò per altro non impedì che Rolando esaminasse alcuni testimonii nella stessa residenza del vescovo3. Leggesi ancora, che nel detto anno, Ernesto di Bolgiano, gastaldo del vescovo, promise ad esso di liberare certo maso oppignorato e giacente nella villa