pregiudizio della sua Camera, rispetto al castello e alla gastaldia di Lizzana e di Pratalia, il vescovo nostro investì Giacomo del solo feudo di Lizzana, goduto dai suoi maggiori1. Fatto in seguito un esatto racconto dei varii reati commessi da Federico di Castelnuovo, altro capo dei sediziosi, comandò il vescovo ai rispettivi comuni la distruzione di detto castello, e di quelli di Castellano e di Besagno, sotto pena di 500 lire veronesi2. Del castello di Pratalia fu fatta solenne donazione alla Chiesa sull’altare di S. Vigilio, affinchè mai più in avvenire venisse alienato, infeudato o distratto3. Nel medesimo mese di luglio 1234, il vescovo nostro affidò per un anno la custodia del suddetto castello ad Odorico di Rambaldo e ad altri nove uomini di conosciuta integrità; e quella del forte di Castelcorno ad Aldrighetto di Toblino e ad altri cinque uomini, per lo spazio di un anno4. Per garantire vieppiù il suo stato da nuove turbolenze in quelle parti il nostro vescovo nominò castellano di Beseno e del suo distretto un Bonifacino di Riva5. Ma nel mese di giugno 1235, diede quel castello in custodia ad Odorico di Beseno, obbligato a ciò fare dal conte del Tirolo, che in questo e nel seguente anno era podestà imperiale nel Vescovato di Trento, coll’assegnazione delle rendile di esso, a riserva di sole cinquanta lire
- ↑ Codice Wanghiano, pag. 355.
- ↑ Cod. Wangh., pag. 356.
- ↑ Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 206.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 181.
- ↑ Codice Wanghiano, pag. 360.