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Li 4 dicembre dell’anno medesimo 1229 fu terminata la lite tra il vescovo nostro e i fratelli di S. Maria d’Arco per l’elezione dell’arciprete e per la spettanza dei beneficii. I delegati apostolici Jacopo vescovo di Verona, Viviano suo canonico, e l’abate di Calavena sentenziarono contro il vescovo; e il giorno seguente 5 dicembre accordarono agli eletti da codesti fratelli l’immissione nell’attuale possesso degli accennati beneficii, dopo aver rigettata l’appellazione interposta dal vescovo1.
Da questo prelato riconosce la chiesa cattedrale di Trento la maggiore delle sue entrate, mercè l’assegnazione da esso fatta alla di lei fabriceria dei primi frutti di tutti i beneficii si curati che semplici; ordinato avendo che il conferimento di qualsivoglia beneficio in tutta la diocesi fosse nullo e di niun valore, se prima non si fossero accordati i primi fruiti ai provvisori di detta fabriceria. E questo provedimento, confermato in seguito dal vescovo Egnone e suoi successori, è in piena osservanza ai dì nostri2.
Nell’anno 1230, ottenne il vescovo nostro, per sentenza degli abbati di Wiltau e di Augea (Gries) delegali apostolici, la piena assoluzione d’ogni pretesa accampata da Eberardo di Ravenstein, sì contro di lui che della sua Chiesa; ignorandosi per altro in che essa potesse consistere3. Nel medesimo anno Federico di