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sità della sua Chiesa, impegnò il vescovo nel 1226 tre masi a Giustina di Bolgiano, per mille lire veronesi; e del pegno si costituirono garanti Adelpreto, conte del Tirolo, e Bertoldo di Wanga1.

Se vogliamo prestar fede a Riccardo di San Germano, il re Enrico, figlio di Federico imperatore, passando d’Italia in Germania, mise a fuoco la città di Trento2.

Nel 1227 conferì il vescovo nostro due investiture livellarie: a Martino di Termeno, d’una pezza di terra e d’una casa giacenti a Bolentino3; e a Mugnono, notaro di Riva, d’altra pezza di terra, situata nel luogo del distretto rivano, detto all’Ischia inferiore4. Fece pure un accordo con Odorico di Beseno, in virtù del quale il jus regulandi in Beseno e in Volano fosse diviso col vescovo; sicchè un anno lo esercitasse il vescovo in Beseno, quando Odorico lo esercitava in Volano, e così viceversa5.

Nel 1228, il vescovo Gerardo, col consenso del suo Capitolo, per mettere un termine alla lunga e sanguinosa lite col conte del Tirolo e coi conti di Eppan circa il possesso di due laghetti giacenti nelle pertinenze di Monticolo presso Caldaro, propose di cedere

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 154.
  2. Tutti i nostri cronisti parlano d’un incendio che distrusse in gran parte la città di Trento in quest’anno 1226; ma nessuno, tranne il Riccardo, lo attribuisce ad Enrico re.
  3. Miscellanea Alberti, T. VI, fol. 147.
  4. Miscell. Alberti, T. VI, fol. 163.
  5. Miscell. Alberti, T. VI, fol. 180.