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Eppan, promessa in matrimonio a Federico di Firmiano della gentile macinata di S. Vigilio, colla metà dei beni mobili e immobili, allodiali e feudali del detto Vichero1. Li 12 di settembre di quest’anno, usando dell’autorità principesca, Gerardo comandò ai Castrobarcensi, signori di Gardumo, una tregua che durar dovesse sino al prossimo S. Martino e più a lungo, se a lui fosse piaciuto, sotto pena di duemila lire. In esecuzione di tale precetto, i Castrobarcensi rimisero nello stesso giorno nelle mani del vescovo il loro castello di Gardumo; alla custodia del quale furono posti Guglielmo di Beseno e Ulrico di Nomi. In questa congiuntura, Adelpreto conte del Tirolo, con altri vassalli della Chiesa, a petizione del nostro Gerardo, pronunciò il laudo, che l’infeudato non potesse alienare ο tutto ο parte del feudo, senza espressa facoltà del vescovo infeudante2. Del mese di ottobre dell’anno medesimo è il giuramento delle collette ο contribuzioni dovute al vescovo dalla valle Lagarina, da quella delle Giudicarle, da Calavino, da Tignale e da Arco3. In quest’anno, il nostro Gerardo fu pure presente a un diploma dell’imperatore Federico II, dato a Catania. Dello stesso mese di ottobre è un documento, dal quale risulta, che Adelpreto, conte del Tirolo, in qualità di assessore vescovile, amministrava giustizia pel nostro Gerardo a Bolgiano; prefiggendo, in tale carattere, a due debitori

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 156.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 180. T. VII, fol. 29.
  3. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 180.