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ritira ed annulla il decreto con cui gli stessi uomini erano dati in feudo a Nicolò signore di Egna1.
Nello stesso anno 1220, il vescovo Alberto accompagnava l’imperatore Federico II nel viaggio di Roma, e in questa occasione fu presente, qual testimonio, al diploma cesareo relativo alle terre della Contessa Matilde2; e dalle vicinanze dell’alma città spedì ad Adalberone e Bertoldo di Wanga l’investitura feudale di tutta la corte, casa ed orto, situati in Trento in capo al ponte sull’Adige, come pure di un molino prossimo ad essi3. Nel dicembre dello stesso anno, tra gli uomini di Bosentino, Mugazzone e Vattaro fu fatta una convenzione intorno il buono regolamento e la difesa del castello da loro posseduto per indiviso, confermata da un certo Contollo, gastaldo del vescovo4. A quest’anno ancora si aspetta ciò che narra Francesco Harold del beato Cesario da Spira e di più altri frati minori, spediti da S. Francesco nella Germania; cioè, ch’essi furono accolti dal vescovo di Trento benignamente, che per di lui impulso, nella festa di S. Michele, frate Barnaba predicò al popolo, e il beato Cesario al clero, e che di ciò non contento il zelante pastore volle che, lasciati in Trento quattro loro compagni, fra i quali si annovera il beato Pacifico, il di cui sacro corpo si venera in Riva di Trento, due di