Principato di Trento successe l’anno 1219 Alberto III o Adelpreto, quello stesso che fu compagno al defunto vescovo nel suo viaggio di Palestina. Era egli di nazione tirolese, discendente dalla illustre famiglia dei Ravenstein, che abitava nel castello di questo nome sopra Bolgiano. Tornato da Augusta, ove s’era recato per l’investitura imperiale delle regalie, il nostro eletto, in una solenne adunanza de’ suoi vassalli, invitò Enrico giudice, figlio di Gherardo della Bella da Verona, a dichiarare i diritti ed i feudi ricevuti dalla Chiesa Trentina. Egli rispose di possedere il diritto feudale di far ragione nelle cause criminali a quelle persone, il giudicare le quali non ispettava alla Curia dei vassalli. Riconosciuta dai presenti la verità dell’esposto, il vescovo confermava Enrico della Bella nel suo grado di giudice e ne riceveva il giuramento di fedeltà1. Nel gennajo del 1220 il nostro vescovo procurò ed ottenne dall’imperatore Federico II un laudo o decreto col quale si stabiliva che, se ad alcuno, per avere violentemente oppressa una donna, fossero stati confiscati i beni, la confiscazione non dovesse estendersi ai beni feudali, che non potevansi diminuire o deteriorare contro la volontà del signore diretto2. Colla stessa sentenza fu proibito a ciascuno di dar ricetto, consiglio od ajuto a banditi, sotto gravissime pene. Nello stesso mese, avanti il vescovo eletto, col voto della maggior parte
- ↑ Codice Wanghiano, pag. 324. Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 53.
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. I, fol. 188.