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di peste. Ci può anche essere dubbio se quell’orazione fosse fatta in quel tempo, potendo essere una declamazione di qualche sofista lontano da questo fatto. Sembra inoltre che Filostorgio3447, scrittore ariano, se pure non è fallato il suo testo, concorra nel sentimento di Zosimo. Ma noi abbiamo san Girolamo3448, Socrate3449, Sozomeno3450, i due Vittori3451, Eutropio3452 e Zonara3453 che asseriscono aver Costantino mossa la guerra al fratello, ed incontrata perciò la morte. E a buon conto non si può negare ch’egli non fosse calato in Italia armato, ch’è quanto dire entrato coll’armi in casa di Costante. Della verità fu e sarà giudice Iddio. Intanto la morte di questo principe fece slargar molto le ali ad esso Costante, perchè egli entrò in possesso di tutti i di lui Stati, di maniera che si videro unite sotto il suo comando l’Italia colle adiacenti isole, l’Illirico colla Grecia, Macedonia ed altre settentrionali provincie, e quelle dell’Africa sino allo stretto di Gibilterra, e le Gallie, le Spagne e la Bretagna: ch’è quanto dire tutto l’Occidente, a riserva di Costantinopoli colla Tracia. Avrebbe potuto Costanzo Augusto suo fratello pretendere la sua porzione di questa eredità; ma, se crediamo a Giuliano3454, volontariamente rinunziò ad ogni sua pretensione, sapendo, dice egli, che la grandezza d’un principe non consiste in signoreggiar molto paese (perchè quanto più esso è, tanto maggiore è la pension delle cure ed inquietudini), ma bensì nel governare quello che si ha, con altre, che possiam chiamare sparate oratorie, credendo nello stesso tempo che non mancasse ambizione a Costanzo per desiderar di crescere in potenza, se avesse potuto. Ma egli avea allora sulle spalle i Persiani, e talmente s’era ingrandito il fratello Costante colla giunta di tanti Stati, che troppo pericoloso sarebbe riuscito il muovergli guerra, e il voler colla forza ciò che non potea conseguir per amore. Nel mese di marzo verisimilmente accadde la morte di Costantino, perchè dopo d’essa le leggi del Codice Teodosiano3455 ci fan vedere Costante Augusto venuto dalla Dacia ad Aquileia, e nel mese di giugno in Milano, dove pubblicò un severo editto contra di coloro che demolivano i sepolcri, o per isperanza di trovarvi dei tesori, o per asportarne i marmi e gli altri ornamenti. Specialmente per lutto quel secolo fu in voga la frenesia ed avarizia di tali assassini delle antiche memorie, come consta da altre leggi e da molti versi del Nazianzeno3456, da me dati alla luce. Quanto all’Augusto Costanzo, egli era in Bessa di Tracia nell’agosto, e nel settembre ad Antiochia, ma senza restar contezza alcuna di altre azioni che a lui appartengano.