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battezzò, fu Eusebio vescovo di quella città, uomo per altro screditato per la sua aderenza agli errori d’Ario. Non v’ha oggidì persona alquanto applicata all’erudizione che non conosca essere stato conferito il battesimo a questo celebre imperadore, e primo fra gl’imperadori cristiani, non già in Roma per mano di san Silvestro papa nell’anno 324, come ne’ secoli dell’ignoranza le leggende favolose fecero credere, ma bensì nell’anno presente in Nicomedia sul fine della di lui vita. Se altro testimonio che Eusebio Cesariense non avessimo di questo fatto, potrebbesi forse dubitare della di lui fede, perchè vescovo almen sospetto di aver favorito il partito dell’eresiarca Ario, contuttochè non sia mai probabile che scrittore sì riguardevole volesse e potesse spacciare un fatto, che così agevolmente si sarebbe potuto con sua vergogna smentire, qualora fosse pubblicamente seguito in Roma tanti anni prima il battesimo d’esso Augusto. Ma il punto sta, che con Eusebio, in raccontar questo fatto, s’accordano il santo vescovo3400 Ambrosio, san Girolamo e tanti vescovi del concilio di Rimini nell’anno di Cristo 359; e Socrate, Sozomeno, Teodoreto, Evagrio e la Cronica Alessandrina. Non ne cito i passi, potendo il lettore informarsi meglio di questo da chi ex professo ha ventilata cotal quistione. Posto poi il battesimo così tardi ricevuto da Costantino, per cui egli cominciò veramente a chiamarsi cristiano, e ad essere partecipe dei divini misteri3401; s’è cercato se Costantino fosse almeno in addietro nel numero de’ catecumeni, nè si son trovati bastanti lumi per decidere questo punto. Quel che è certo, da gran tempo l’impareggiabil Augusto, con aver abiurato l’empio culto degli idoli, era cristiano in suo cuore, e adorava Gesù Cristo, e promoveva a tutto suo potere gl’interessi della sua santa religione, benchè non si sottomettesse per anche al giogo soave del Vangelo, e all’obbrobrio della Croce; e si sa che egli superava col suo zelo e colla sua divozione anche molti veterani nella scuola del Crocifisso. Dopo il battesimo, che il piissimo Augusto ricevè con gran compunzione ed ilarità insieme d’animo al veder quelle sacre cerimonie, vestì l’abito bianco, e diedesi a far varii regolamenti, l’uno dei quali fu il richiamar dall’esilio sant’Atanasio3402, e, secondo tutte le apparenze, anche gli altri vescovi banditi. Confermò ancora nel testamento la division fatta degli Stati ne’ suoi figliuoli, con chiamare a sè, come più vicino, Costanzo, il quale non giunse a tempo di vederlo vivo. Nella sacra festa adunque della Pentecoste, caduta in quest’anno nel dì 22 di maggio, fu chiamato, come si può credere, alla gloria de’ beati questo insigne imperadore, in età di sessantatrè anni e tre mesi, per quanto si deduce con varie conghietture dagli antichi scrittori3403, correndo l’anno trentunesimo, dacchè egli fu creato Cesare. Nè sussiste che egli nell’ultimo della vita inclinasse agli errori d’Ario, come si lasciò scappar dalla penna san Girolamo3404, avendo assai fatto conoscere alcuni letterati ch’egli morì nella credenza e comunione della Chiesa cattolica: al che certamente nulla pregiudicò l’avergli Eusebio di Nicomedia somministrato il battesimo, la cui virtù non dipende dal ministro. Fu il corpo del defunto Augusto3405 con lugubre pompa portato a Costantinopoli, accompagnato da tutta l’armata di quelle parti; ed esposto nella gran sala del palazzo, parata a lutto, e illuminata da assaissimi doppieri su candellieri d’oro, quivi restò,