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giunse, per soddisfare a tanti che chiedevano onori, ad inventar nuove cariche e nuovi uffizii, colla distribuzion de’ quali si studiava di rimandar contenta ogni meritevol persona. Zosimo3313, che per cagione del suo paganismo non seppe se non mirar d’occhio bieco tutte le azioni di Costantino, gli fa un reato di questo, e particolarmente perchè di due prefetti del pretorio egli ne formasse quattro. Il primo d’essi era prefetto del pretorio dell’Italia, da cui dipendeva l’Italia tutta colla Sicilia, Sardegna e Corsica, e l’Africa dalle Sirti sino a Cirene, e la Rezia, e qualche parte dell’antico Illirico, come l’Istria e Dalmazia, e verisimilmente anche il Norico. Era il secondo quello dell’Oriente, a cui Costantino, per onorar la sua cara Costantinopoli, diede una buona porzione, unendo sotto di lui l’Egitto colla Libia Tripolitana, e tutte le provincie dell’Asia, e la Tracia, e la Mesia inferiore con Cipri ed altre moltissime isole. Il terzo fu quel dell’Illirico, al quale erano sottoposte le provincie della Mesia superiore, la Pannonia, la Macedonia, la nuova Dacia, la Grecia ed altri adiacenti paesi, compresi anticamente sotto esso nome d’Illirico. Fu il quarto quello delle Gallie, che comandava a tutta la Francia moderna sino al Reno, e a tutta la Spagna, con cui andava congiunta la Mauritania Tangitana, e alle provincie romane della Bretagna. Zosimo pretende che l’istituzione di tali magistrati riuscisse pregiudiziale all’imperio. Ma doveva far mente quello storico che Diocleziano il primo fu in certa maniera ad istituire quattro prefetti del pretorio, allorchè in quattro parti divise il romano imperio. Quel che più importava, quand’anche se ne faccia autore Costantino, con ottima intenzione o per maggior comodo de’ popoli egli creò que’ magistrati. Veggasi il Gotofredo3314 ed altri che han trattato dell’uffizio, dell’autorità e delle incumbenze de’ prefetti del pretorio. Che se uffiziali di tanta dignità, o i lor subalterni col tempo si abusarono del loro impiego, alla lor negligenza o malizia si dovea attribuire il reato, e non già alla dignità, saviamente e con buon fine istituita, che, al pari di tante altre, potè cadere in mani cattive.




Anno di Cristo CCCXXXII. Indizione V.
SILVESTRO papa 19.
COSTANTINO imperadore 26.

Consoli

PACAZIANO ed ILARIANO.

Trovasi Anicio Paolino continuare in quest’anno ancora nella prefettura di Roma. Se vogliam riposar sull’asserzione di quella mala lingua di Zosimo3315, da che Costantino si perdè tutto dietro alla fabbrica di Costantinopoli, non si curò più di far guerra, ed attese solamente a darsi bel tempo. Cinquecento Taifali, nazione scitica, fecero con soli cinquecento cavalli un’irruzione nel paese romano (probabilmente in quest’anno), e non solamente niuna schiera loro oppose Costantino, ma anche, dopo aver perduta la maggior parte dell’esercito suo, allorchè vide comparire sino ai trincieramenti del suo campo i nemici che davano il sacco alla campagna, si mise fuggendo con gran fretta in salvo. Ho tradotto le stesse parole di Zosimo, acciocchè il lettore comprenda la contraddizione di questo appassionato storico. Se Costantino perdè tanti de’ suoi armati, il che suppone qualche battaglia, come non oppose egli gente a que’ Barbari? Ma nè questi svantaggi della cesarea armata, nè la fuga dell’invitto imperadore son cose da credere a Zosimo, venendo egli smentito da Eusebio scrittore contemporaneo3316,