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aiuto d’esso il pio Augusto riportò in fine una segnalata vittoria. Ci assicura Eusebio d’aver inteso dalla bocca del medesimo imperadore, che cinquanta delle sue guardie, tutti cristiani, furono scelti per portare l’insegna della Croce santa per mezzo l’esercito suo, e che dovunque compariva questa sacra bandiera, restavano sbaragliati i nemici. Trentaquattro mila persone rimasero estinte sul campo, la maggior parte di quei di Licinio, e molti con arrendersi salvarono le vite. Lo stesso Costantino che si cacciò anche egli nella mischia, ne riportò una lieve ferita. Verso la sera furono presi gli alloggiamenti nemici, e nel dì seguente essendosi trovati più branchi di soldati fuggiti di Licinio qua e là sparsi, parte volontariamente venne all’ubbidienza di Costantino, e parte ostinata fu messa a filo di spada. Raccomandatosi alle gambe d’un poderoso destriero fuggì Licinio a Bisanzio: e quivi si afforzò per sostenere un assedio3202, confidato spezialmente nella flotta sua, comandata da Abanto, ossia da Amando, uffiziale di molta sperienza e valore. Ma lento non fu il vittorioso Costantino ad inseguire co’ suoi il fuggitivo nemico, e ad imprendere l’assedio di Bisanzio. Conoscendo poi l’impossibilità di riuscir nell’impresa, finchè l’armata navale di Licinio mantenesse la comunicazion dell’Asia con quella città; ordinò a Crispo Cesare suo figliuolo di far vela colla sua flotta, per venire a nuova battaglia in mare. Trovaronsi a fronte le due armate navali nello stretto di Gallipoli; quella di Licinio era composta di dugento navi; e i capitani di Costantino ne scelsero solamente ottanta delle meglio corredate e più forti. Derideva Abanto, generale di Licinio, il poco numero dei legni nemici, e si credeva d’ingoiarli col tanto superiore de’ suoi; ma alle pruove si trovò ingannato. Con ordine procedevano quei di Costantino alla pugna; senza ordine gli altri; e la moltitudine di tante navi non servì loro se non d’imbroglio, perchè urtandosi nel sito stretto l’una con l’altra, cagion fu che molte d’esse coi soldati e marinari perissero. La notte separò la zuffa. Fatto poi giorno, pensava Abanto di venire al secondo combattimento, quando levatosi un vento furioso spinse la di lui flotta con tal empito ne’ sassi e lidi dell’Asia, che perirono cento e trenta delle sue navi e circa cinque mila de’ suoi soldati, combattendo in questa maniera Dio contra di chi era nemico del suo nome3203. Se ne fuggì Abanto, e lasciò aperto il varco alla flotta di Costantino, se voleva inoltrarsi e passare anch’essa ad assediar Bisanzio per mare. Ma Licinio, ravvisato il pericolo, colle migliori sue milizie e coi tesori si ritirò, e andò a piantarsi in Calcedonia dell’Asia, con isperanza di rimettere in piedi una nuova armata, e di trovare in altri incontri più propizia la sorte. Aveva egli stando in Bisanzio, secondo l’Anonimo del Valesio, dichiarato Cesare3204 Martiniano sopraintendente a tutti gli uffiziali della sua corte, per valersi di questo campione a riparar le sue perdite. Zosimo3205 e l’altro Vittore3206 scrivono che tal determinazione fu da lui presa, dappoichè si fu ritirato a Calcedonia. Abbiamo medaglie3207, dove il troviamo appellato Marco Martiniano, e decorato, non solamente del titolo di Cesare, ma anche d’Augusto: il che discordando dagli antichi storici ci può far giustamente dubitar d’impostura in quelle medaglie; giacchè (convien pure ripeterlo) non sono mancati ne’ due ultimi secoli fabbricatori d’iscrizioni e medaglie, rivolti a far mercato della curiosità degli eruditi. Fu spedito Marciniano a Lampsaco per impedire il passaggio della flotta di Costantino; ma l’assennato e prode Augusto, in vece di valersi delle navi grosse