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pensare al cardinal Baronio3183. Conghietturò il Tillemont3184 con altri, che qui si parlasse del parto di un’Elena moglie di Crispo; ma di questo maritaggio niun vestigio abbiano nella storia. Però esso Gotofredo in vece di partum legge paratum, o apparatum, con interpretare l’andata di Crispo e d’Elena sua nonna all’augusta città. In questo anno ancora, siccome nel seguente, pubblicò Costantino leggi favorevoli a chi degli schiavi pretendeva di essere stato messo in libertà, qualor questa gli fosse messa in dubbio.
Anno di | Cristo CCCXXIII. Indizione XI. SILVESTRO papa 10. COSTANTINO imperadore 17. LICINIO imperadore 17. |
Consoli
ACILIO SEVERO e VETTIO RUFINO.
Un’iscrizione dal Doni e da me3185 data alla luce, fu posta a Caio Vettio Cossinio Rufino, prefetto di Roma e proconsole dell’Acaia, che sembra veramente spettante al secondo console di quest’anno, avendo in fatti Vettio Rufino esercitata la prefettura urbana nell’anno 315, e non trovandosene altro di questo nome ornato di quella dignità. Per più anni avea Valerio Massimo tenuta la medesima carica; ma nel presente a lui fu sostituito in essa Lucerio ossia Lucrio Verino nel dì 13 di settembre, come si ha ancora dall’antico Catalogo del Cuspiniano3186. Una legge di Costantino Augusto, data nel gennaio o febbraio di quest’anno, cel fa vedere in Tessalonica ossia Salonichi, città della Macedonia. Il motivo, per cui egli si fosse portato colà, l’abbiamo da Zosimo3187, cioè per fabbricar quivi un porto, essendone dianzi priva quella città. Abbiamo poi una sua legge3188 data in Sirmio nel dì 25 di maggio. Gli fu riferita una vessazione recata dai Pagani ai Cristiani, con volere che ancor questi intervenissero ai sagrifizii delle loro lustrazioni: azione incompatibile colla purità della religione di Cristo. Perciò ordinò esso Augusto, che chiunque del basso popolo facesse loro violenza in materia di religione, fosse sonoramente bastonato, e gli altri di condizione più alta fossero condannati a pene pecuniarie. Fu poi questo un anno memorando per le imprese bellicose dell’imperadore suddetto. Avvenne che i Goti3189 nell’anno presente (se pur non fu nel precedente) avendo osservata poca guardia nella Tracia e nella Mesia Inferiore, provincia spettanti a Licinio Augusto, fecero colà una grande incursione, saccheggiando e menando in ischiavitù una gran moltitudine di gente. Fossero costoro passati anche nelle terre dipendenti da Costantino, o pur temendo egli che vi passassero, nè veggendo egli provvisione al bisogno dalla parte di Licinio, mosse l’armi sue contra di que’ Barbari da Tessalonica; e con tal empito giunse loro addosso, ch’ebbero per grazia il poter impetrar da lui la pace colla restituzion dei prigioni. Due leggi3190 da lui date sul fine di aprile, dove parla delle scorrerie de’ Barbari e de’ saccheggi familiari a quelle nazioni, con imporre fra le altre cose gravissime pene a chiunque tenesse mano alle loro violenze e bottini, han fatto credere che ne’ primi mesi dell’anno corrente succedesse questa barbarica irruzione. Ma perciocchè Costantino o andasse ad assalir costoro nelle giurisdizion di Licinio, o pur vi entrasse per necessità d’inseguirli, Licinio, in vece di ringraziarlo pel benefizio fatto a’ sudditi suoi, con liberarli dall’oppression dei Goti, ne fece un’amara querela, come