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lasciarono un vivo ritratto del compassionevole stato di Roma sotto di questo tiranno, impudico, crudele, assassino delle sostanze altrui, e dato alla magia per la folle speranza di scoprir l’avvenire: nel che quanto egli s’ingannasse fra poco apparirà. Intanto l’Augusto Costantino con segrete lettere veniva sollecitato dai Romani a calare in Italia, per liberarli dall’insoffribil tiranno; ma quello che finalmente diede la spinta alle di lui armi, fu l’udire che Massenzio era risoluto di muovere a lui stesso guerra, con lasciarsene anche intendere dappertutto, e mirabil preparamento faceva a tal fine, fingendo di voler vendicare la morte di Massimiano suo padre. Un gran dappoco3032, un figlio della paura era per altro Massenzio; dato unicamente ai piaceri, non usciva quasi mai di palazzo: il più gran viaggio che faceva, ma di raro, consisteva in passare agli orti di Sallustio. La fidanza nondimeno di riuscire nelle grandi imprese, la riponeva egli nel numero e nella forza delle sue scapestrate milizie, in alcuni suoi valorosi uffiziali, e nei tesori ammassati con impoverire tutti i suoi sudditi. Oltre al grosso corpo dei suoi pretoriani, gente creduta la più valorosa dell’altre, oltre all’armata che già servì sotto suo padre, aveva egli fatta copiosa leva di soldati non meno in Italia che nell’Africa. Il panegirista anonimo di Costantino gli dà un esercito di cento mila combattenti. Aggiugne che quello di Costantino ascendeva solo alla quarta parte, cioè a venticinque mila, espressamente dicendo che era minore di quel di Alessandro il Grande, consistente in quaranta mila. Zosimo3033, all’incontro, benchè lontano da questi tempi e fatti, pure con più verisimiglianza racconta che Massenzio avea in armi, oltre alle vecchie sue squadre, ottanta mila Italiani, e quaranta mila tra Siciliani ed Africani, di modo che nella sua armata si contavano cento settanta mila pedoni, e diciotto mila cavalli. Dall’altra parte Costantino aveva messo in piedi un esercito di gente, parte gallica e parte germanica, sino al numero di novanta mila fanti ed otto mila cavalli. Abbiamo da Nazario3034 che Costantino tentò prima le vie dolci per risparmiare la guerra, con ispedir ambasciatori a Massenzio e far proposizioni di pace. Più che mai ostinato nei suoi disegni si trovò il tiranno: e non passò molto3035 ch’egli diede principio alla danza con abbattere in Roma le statue ed immagini di Costantino, più che mai protestando di voler la vendetta del padre. Ora Costantino, veggendo che a costui piaceva il giuoco, continuò più che mai a mettersi in arnese. Ma per assicurarsi di non aver che un nemico da affrontare, trattò prima una lega con Licinio imperadore dell’Illirico, e gli riuscì di stabilirla con promettergli in moglie Flavia Valeria Costanza sua sorella3036. Informato di questo accordo Massimino imperador dell’Oriente, che prima era in trattato di lega con esso Licinio, ingelosito della contratta loro forte amistà, quasi che mirassero alla di lui rovina, tosto si rivolse al tiranno di Roma, cioè Massenzio, con offerirsi di stringersi in lega con lui. Massenzio a braccia aperte accettò le esibizioni, parendogli mandato dal cielo un sì fatto aiuto in occasione di tanta importanza. Pure noi non sappiamo che Licinio porgesse in questa guerra soccorso alcuno a Costantino, nè che Massimino si sbracciasse punto per sostenere Massenzio. Non volle già il saggio Costantino lasciarsi prevenir da Massenzio, ma animosamente determinò di prevenir lui, e di allontanar dal suo dominio la guerra, con portarla nel paese nemico. Probabilmente adunque sulla primavera dell’anno presente mosse egli dal Reno