Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/582


Anno di Cristo CCCXII. Indizione XV.
MELCHIADE papa 3.
MASSENZIO imperadore 7.
COSTANTINO imperadore 6.
LICINIO imperadore 6.
MASSIMINO imperadore 6.

Consoli

FLAVIO VALERIO COSTANTINO AUGUSTO per la seconda volta e PUBLIO LICINIANO LICINIO AUGUSTO per la seconda.

Tali furono i consoli per le Gallie e per altri paesi, dove regnava Costantino, e nell’Illirico, dove dominava Licinio. Andavano d’accordo insieme questi due imperadori. Ma in Roma, per attestato d’Idacio3020 e del Catalogo Bucheriano3021, fu console il solo Massenzio per la quarta volta. In Oriente credono alcuni che procedessero consoli Massimino Augusto e Picenzio. Fu in quest’anno prefetto di Roma Aradio Rufino. Fra tanti imperadori cavati dall’aratro e dalla zappa, che in questi tempi governarono, o, per dir meglio, divisero e lacerarono l’imperio romano, niuno, a mio credere, fu più pernicioso e pestilente di Massenzio e di Massimino; l’uno signoreggiante in Roma, nell’Italia e nell’Africa; e l’altro nell’Oriente. Ne ho per testimonio Aurelio Vittore3022 e lo stesso Zosimo3023, nemico di Costantino, oltre agli storici cristiani che, parlano a lungo delle loro scelleraggini. Sopra gli altri Lattanzio3024 descrive la lascivia incredibile di Massimino e le violenze da lui usate. L’autore incerto3025 del panegirico di Costantino ed Eusebio3026 ci fan sapere gli enormi vizii di Massenzio, tali che possono far orrore a chiunque legge; sì sfrenata era la sua libidine, barbarica la sua crudeltà, non solo nella Africa, come abbiam detto, ma nell’Italia ancora e in Roma stessa. Niuna matrona era ivi sicura dalle unghie di questo avvoltoio3027. La moglie dello stesso prefetto di Roma, cristiana di religione, per sottrarsi alla di lui bestiale violenza, si cacciò un pugnale nel petto e morì: azione gloriosa bensì secondo la morale de’ pagani, ma non già secondo quella de’ Cristiani. Le estorsioni poi fatte da Massenzio per adunar tesori con disegno di valersene a far guerra a Costantino, e per tener contente ed allegre le sue milizie, furono innumerabili, perchè continue. Tutto dì saltavano fuori calunnie contra dei benestanti e de’ medesimi senatori; ed oltre ai lor beni vi andava anche la vita, di maniera che il senato restò spogliato dei suoi più illustri soggetti. Potevano poi i soldati a man salva commettere quante iniquità volevano contra l’onore, la vita e i beni degl’innocenti, perchè la giustizia per conto loro avea affatto perduta la voce e le mani. Lo stesso, che in Roma, si praticava per tutta l’Italia dai suoi perversi ministri. Giunse Massenzio per questa via in meno di sei anni a spogliar Roma e le provincie italiane di tutte le ricchezze adunate dai popoli in più di dieci secoli addietro3028. Fu fatto anche in Roma un giorno un gran macello di cittadini romani per leggerissima cagione. Forse fu quella, di cui Zosimo3029 fa menzione, dicendo che attaccatosi il fuoco in Roma al tempio della Fortuna, perchè uno de’ soldati metteva in burla quella falsa deità, i Romani accorsi a folla per ismorzar l’incendio, se gli avventarono addosso e l’uccisero, Di più non vi volle perchè gli altri soldati ammutinati facessero una fiera strage di que’ cittadini, e se non accorreva Massenzio, la città affatto periva. Anche Nazario3030, anche Prudenzio3031 ci