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d’alienare gli animi delle soldatesche da Massenzio; ma vedendo che non gli riusciva il tentativo, un dì, fatte raunar le milizie e il popolo, alla presenza del figliuolo, esagerò forte i mali e i disordini correnti dello Stato, e poi si rivolse con fiera invettiva contra Massenzio, attribuendo alla di lui poca testa e cattiva condotta la serie di tutti que’ malanni. Non avea lo indiavolato vecchio finito di dire, quando preso colle mani il manto purpureo del figliuolo, glielo strappò di dosso, e lo stracciò. Si contenne Massenzio in quel frangente, ed altro non fece se non che si rifugiò fra i soldati, i quali caricarono di villanie Massimiano, e si sollevarono contra di lui. Sembrerà a taluno una semplicità il dirsi da Zonara2960, che Massimiano volle dipoi far credere ai soldati che quella era stata una burla, per provare se amavano veramente suo figlio: il che nulla gli valse, perchè tanto strepito fecero le milizie, ch’egli fu forzato a fuggirsi di Roma. Se ne andò nelle Gallie a dolersi col genero Costantino d’essere stato cacciato dal figlio2961; ma Costantino, a cui non doveano mancare più sicuri avvisi del fatto, niun impegno volle assumere dell’inquieto suocero, di maniera ch’egli, dopo essere dimorato qualche tempo, ma senza vantaggio de’ suoi interessi, nelle Gallie, prese lo spediente di andar a trovare il maggior nemico che si avesse il figliuolo, cioè lo stesso Galerio Augusto. Fu creduto, per vedere se potesse aprirsi la strada a qualche tradimento per levargli la vita, ed occupar, se gli veniva fatto il suo luogo2962. Trovavasi allora Galerio nella Pannonia a Carnonto, dove avea fatto venir Diocleziano da Salona, per dar più credito alla elezione di un nuovo Augusto ch’egli meditava, per supplire la mancanza dell’ucciso Severo. Andarono falliti tutti gl’intrighi, tutte le speranze di Massimiano, per aver trovato quelle milizie fedeli a Galerio, e tentata invano la costanza di Diocleziano per fargli riassumere la porpora imperiale. Sicchè altro non gli restò che di assistere con lui e di dar vigore, per non potere di meno, alla promozione che Galerio fece di Licinio, dichiarandolo Augusto, avendogli forse ne’ precedenti mesi conferito il titolo di Cesare, come ha preteso taluno, e sembra confermato da Aurelio Vittore. Seguì tal funzione, secondo Idacio2963, nel dì 11 di novembre, non già dell’anno seguente, come ha esso Idacio, ma del presente, come si raccoglie dalla Cronica Alessandrina. Licinio che, creato Augusto, si trova appellato nelle medaglie2964 e nelle iscrizioni2965 Caio Flavio Galerio Liciniano Licinio, era nativo2966 anch’egli dell’Illirico, perchè venuto alla luce nella Dacia nuova, oggidì la Servia, di vile e rustica famiglia2967, ancorchè egli dipoi cresciuto in fortuna si vantasse di trar l’origine sua dall’imperadore Filippo. Passato dall’aratro alla milizia, niuna conoscenza avea delle lettere, anzi se ne protestava nemico dichiarato2968, chiamandole un veleno e peste dello2969 stato, e massimamente odiando gli avvocati e procuratori, ch’egli credeva atti solo ad imbrogliare ed eternar le liti del foro. L’amicizia fra lui e Galerio Augusto avea avuto principio fin quando si diedero entrambi al mestiere delle armi; ed ora poi cresciuta a tal segno la loro intrinsichezza, massimamente dipoi che di grandi prodezze avea fatto Licinio nella guerra co’ Persiani, che Galerio nulla quasi facea senza il di lui consiglio. Pertanto prima d’ora avea egli risoluto di crearlo Augusto, subito che fosse mancato di vita l’imperador Costanzo. Ma essendo stato prevenuto da Costantino, Galerio eseguì ora il suo disegno con dargli la porpora imperiale, disegnando poi di mandarlo a far guerra a Massenzio tiranno di Roma