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che questo passo il menava alla morte. Pretende Zonara2631, tale essere stato l’amore e la fiducia che a questo generale professava Probo, che fece punir come calunniatore il primo che portò la nuova della di lui ribellione. Gli scrisse anche più lettere per assicurarlo della sua grazia; ma prevalendo le insinuazioni di chi sosteneva non doversi egli fidar di sì belle parole, non si seppe arrendere. Pertanto colà inviò l’Augusto Probo un corpo di milizia, a cui molte altre si unirono, abbandonando Saturnino, il quale, assediato in un forte castello, restò in fine preso, e gli fu reciso il capo contro la volontà di Probo: con che tornò la calma nell’Oriente e nell’Egitto. A questi medesimi tempi mi sia lecito di riferir anche la ribellione di Procolo e di Bonoso, esposta da Vopisco2632, ed appena accennata da Aurelio Vittore2633 e da Eutropio2634. Era Tito Elio Procolo2635 nativo di Albenga nella Riviera di Genova, avvezzo dai suoi maggiori al mestier de’ ladroni, in cui era divenuto sì ricco, che al tempo della sua rivolta potè mettere in armi due mila de’ suoi proprii servi. Datosi alla milizia, giunse ad essere tribuno di varie legioni, e bei fatti d’arme si contavano di lui, non men che brutti della sua abbominevole lussuria. Trovavasi egli in Colonia, e dicono che, giuocando agli scacchi, per burla un soldato o buffone il chiamò Augusto, e portata una veste di lana di color di porpora, gliela mise addosso; e che per tal atto sul timore di gastigo egli tentò l’esercito, e trovatolo condiscendente, assunse daddovero il nome di Augusto. Credesi che a questo salto più d’ogni altro lo animasse la moglie sua, donna d’animo virile, e che poi fu nominata Sansone. Anche i Lionesi, disgustati di Aureliano per i mali trattamenti ricevuti da lui, confortarono costui a prendere la porpora. Per attestato di Vopisco2636, la Gallia Narbonese, le Spagne e la Bretagna a lui si sottomisero, ed avendo in que’ tempi gli Alemanni fatta una incursione nelle Gallie, Procolo li disfece in più volte. Ma rimase anch’egli disfatto dall’armata che contra di lui inviò Probo, dalla quale perseguitato sino ai confini, si raccomandò all’aiuto dei Franchi, ma questi il tradirono, ed egli perdè la vita. Non diverso fine ebbe un altro ribello, cioè Bonoso2637, che osò di farsi dichiarar Imperadore. Costui era nato in Ispagna, ma originario dalla Bretagna, e la madre sua procedeva dalla Gallia. Oltre al credito di essere un bravo uffiziale, godeva ancor l’altro di essere un solennissimo bevitore. Quando più ne tracannava, più fresco sempre appariva, in guisa che Aureliano imperadore ebbe più volte a dire: Costui non è nato per vivere, ma per bere. Se ne serviva quell’Augusto per cavare i segreti degli ambasciadori de’ Barbari, restando essi ubbriachi, ed egli no. Ma perciocchè, comandando egli l’armi romane al Reno, per poca guardia de’ suoi riuscì ai Germani di bruciar la flotta romana esistente in quel fiume, per timore d’esserne gastigato, si fece proclamar Imperadore2638. Pare che ciò succedesse nel tempo che Procolo si era anch’egli ribellato, e che unitamente si sostenessero contro le forze di Probo. Attesta Vopisco che occorsero varii combattimenti per atterrar questo tiranno, il quale in fine terminò la sua vita sopra una forca, con dire allora la gente: Mirate là pendente non un uomo, ma un gran fiasco. Zosimo poi2639 e Zonara2640 fanno menzione della ribellione di un governatore della Bretagna, senza nominarlo. Del che