Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/470

ne’ primi anni del suo governo, che niuno de’ precedenti Augusti, anche di quei che furono creduti cristiani (cioè dei Filippi), avea mai praticata tanta cortesia e benevolenza verso i seguaci di Gesù Cristo, come egli fece. La sua stessa corte era piena di cristiani, e pareva una chiesa di Dio. Come dunque pretendere ch’egli levasse la vita a san Lucio papa in questi principii del suo regno? E questa fu la ragione, per cui il cardinal Baronio differì la di lui morte sino ai tempi della persecuzione, succeduta solamente nel quinto anno del di lui imperio. Sarebbe pertanto da vedere se san Lucio, riconosciuto martire anche vivente da Eusebio, tale fosse stato, perchè sostenne l’esilio ed altri strapazzi per la fede di Cristo, senza poi lasciare il capo sotto la spada dei persecutori. Quanto ho poi ricordato della benignità di Valeriano verso de’ cristiani, ci fa per tempo conoscere la bellezza e dirittura dell’animo suo, e la probità dei suoi costumi. Abbiamo anche veduto di sopra, come egli era stato scelto dal senato romano censore2235, per essere in concetto del più savio ed onorato senatore che allora si trovasse in Roma. Contava egli fra i suoi pregi la nobiltà del sangue, ma più una vita fin qui menata con gran prudenza e modestia. Giovanni Malala2236 cel descrive per uomo di statura corta, gracile, canuto, col naso alquanto schiacciato, con barba folta, pupille nere, occhi grandi, timido e di molta parsimonia. Pare certamente ch’egli avesse più di sessanta anni allorchè fu acclamato imperadore. Due mogli, per attestato di Trebellio Pollione, ebbe egli, amendue a noi ignote. La prima gli partorì Gallieno suo collega e successore; l’altra Valeriano juniore. Era passato Valeriano Augusto lor padre per tutti i gradi della dignità sino al consolato, in cui si conosce sostituito in alcuno de’ precedenti anni, giacchè avendolo preso in quest’anno, come soleano fare tutti i novelli Augusti, vien registrato ne’ Fasti console2237 per la seconda volta. Da che Valeriano fu con gran plauso riconosciuto da tutti imperadore, il senato dichiarò Cesare il di lui primogenito2238, cioè Publio Licinio Gallieno. Ciò fu nell’anno precedente, dopo di che essendo di molto inoltrata la state, cioè, per quanto si può conghietturare, passata la metà di agosto, o sul principio di settembre, il Tevere gonfio oltre misura innondò la città di Roma: il che fu preso per un presagio di disgrazie. Ma non molto dovette stare l’imperador Valeriano a dar anche il titolo di Augusto al figliuolo Gallieno, ancorchè Zosimo ciò riferisca più tardi; perchè in tante monete2239 che restano di lui, egli si truova chiamato solamente imperadore Augusto e non mai Cesare. Passarono dunque a Roma i due novelli Augusti, accolti con istraordinaria gioia dal senato e popolo romano, perchè Valeriano era riputato il più meritevole di tutti di quella eccelsa dignità2240: e se si fosse data al mondo tutta la facoltà di eleggere un buon imperadore, sarebbe ognuno concorso ad eleggere questo. Era pertanto grande la speranza e l’aspettazione di tutti, che Valeriano avesse da rimettere in fiore l’impero romano. Come ciò si verificasse, lo andremo a poco a poco vedendo. Entrarono consoli nelle calende di gennaio i due Augusti; ma ciò che operassero nell’anno presente a nostra notizia non è fin qui pervenuto.