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Massimino, uffiziale, che avea la cura di insegnar l’arte militare ai soldati di nuova leva, per la maggior parte presi dalla Pannonia, era amato non poco da esse milizie. Sparlavano costoro di Alessandro, come di un principe troppo timoroso, che non lasciava fare alcuna bella impresa contra dei nemici, e stava tuttavia sotto l’ali della madre, donna, secondo essi, intenta solamente ad ammassar danaro, e che colla sua parsimonia rendeva odioso a tutti il figliuolo; essere perciò da eleggersi per imperadore un uomo forte e pratico della guerra, e che meglio premiasse i soldati. Lamentavansi eglino in fatti anche di Alessandro, perchè non profondeva sopra di loro i tesori, siccome aveano praticato Caracalla ed Elagabalo, scialacquatori delle pubbliche sostanze, per guadagnarsi l’affetto delle milizie; e per questo sclamavano contro di Mammea, attribuendo ad avarizia di lei ciò che si negava alla loro insaziabile avidità. Posti dunque gli occhi sopra Massimino, all’improvviso il vestirono di porpora, e l’acclamarono Imperadore. Fosse egli o non fosse consapevole del loro disegno, almen finse di resistere; ma, minacciato colle spade, accettò come forzato l’augustal dignità. Promesso dipoi un grosso donativo, e di raddoppiar loro la provianda, concertò subito la maniera di opprimere Alessandro. Avvisato questi di sì pericolosa novità, tremando, piangendo, e simile ad un furioso, uscì dalla tenda, e raccomandossi a’ suoi soldati, con promettere quanto volessero, purchè il difendessero. Con grandi acclamazioni promisero essi di farlo. Passata la notte, eccoti l’avviso che vengono i soldati di Massimino; e di nuovo Alessandro, uscito in pubblico, implorò l’aiuto de’ suoi, i quali replicarono le promesse; ma, all’arrivo delle truppe di Massimino, lasciatisi sovvertire da lui, il riconobbero anch’essi per Imperadore. Ciò fatto, diede Massimino ordine ai tribuni e centurioni di levar la vita ad Alessandro, a Mammea sua madre e a chiunque si volesse opporre. Fu il barbaro comandamento immediatamente eseguito, e, a riserva di chi era fuggito, tutti rimasero vittima delle loro spade. Così Erodiano. Ma non è probabile che Massimino fosse proclamato Imperadore, perchè si sa ch’egli studiò in tutte le forme di comparir innocente della morte di Alessandro; nè che Alessandro sapesse l’esaltazion di Massimino, nè che dopo tal notizia passasse anche una notte, prima di essere ucciso, perchè o egli sarebbe fuggito, o, avendo tante persone che l’amavano, non è da credere che tutti lo avessero abbandonato. Ha ben più apparenza di verità ciò che scrivono Lampridio2015 e Capitolino2016: cioè che molti de’ soldati, massimamente della Gallia, erano disgustati di Alessandro, perchè egli, avendoli trovati male avvezzati sotto Elagabalo, voleva rimetterli con vigore nell’antica disciplina. E che, segretamente intesisi con Massimino, molti di essi, inviati alla tenda di Alessandro nel dopo pranzo allorchè vi era poca gente ed egli dormiva, il trucidassero colla madre. Comunque ciò accadesse, fuor di dubbio è che il buono, ma infelice imperadore, per mano di que’ sicarii, e con intelligenza e per comando di Massimino, uomo ingratissimo ai tanti benefizii che avea da lui ricevuto, terminò i suoi giorni. Si è disputato da varii letterati, cioè dal padre Pagi, dal Tillemont, dall’abbate Vignoli, da monsignor della Torre e dal padre Valsecchi abbate benedettino, intorno alla di lui età, intorno alla durazion del suo imperio e al giorno della sua morte. Credesi con più probabilità ch’egli fosse ucciso non nel marzo, ma nella state dell’anno presente, in età di ventisei anni e di alquanti mesi, e non già di 29 anni, mesi 3 e giorni 7, come ha il testo, che si tiene per iscorretto, di Lampridio; e dopo